30 settembre 2005
Arrivato!
Ragazzi che viaggio...
Ricordate il "programmino" che avevo fatto alla vigilia della partenza? Beh, è andato tutto bene fino a che non sono arrivato in Polonia. Strano eh?!?
Proverò a ricapitolare uno dei viaggi più interessanti della mia vita.
Arrivato all'aeroporto di Cracovia (del volo non dico nulla, se non che si è svolto tutto normalissimamente) prendo l'autobus per la stazione comunicando a gesti con l'autista. Costo: 7 zloty, cioè 2 euro per un tragitto di mezz'ora almeno. Guardo fuori dal finestrino con lo sguardo di chi è appena arrivato in un paese sonosciuto e ogni cosa che vede o gli ricorda qualcosa del suo paese natale o è totalmente nuova. A un certo punto abbasso lo sguardo, e sul bordo del finestrino c'è un adesivo mezzo strappato; dice “ITA DI EMERGENZA”. Qualcosa di quell'adesivo mi colpisce. Mi guardo intorno. Sembra un normalissimo autobus, troppo normale. Continuo ad osservare l'autobus in cerca di altri indizi, alla fine sui sedili vedo la scritta: “FILA 6”, “FILA 7”... Non ci credo, sono in Polonia su un malandato autobus Italiano! Arrivato alla stazione degli autobus raggiungo a piedi in tre minuti quella ferroviaria, e mi guardo in giro per capire dove comprare il biglietto. Vedo che un paio di chioschi prima dell'ingresso alla stazione vera e propria fungono da biglietteria. Oltre che da venditori di fiori... Cominciano a sorgere i primi dubbi, ma non trovando la biglietteria vera e propria e vedendo che vari polacchi si "servono" lì decido di farlo anch'io. Chiedo in inglese un biglietto per il primo Intercity per Danzica, ma la signora non dà segni. Allora le porgo un pezzetto di carta con scritti i dati del treno e lei, come colpita da un'illuminazione, mi fa il biglietto in due secondi e mi mostra l'importo sul display di una calcolatrice: 99 zloty, cioè 25 euro circa, per attraversare la Polonia.
Entrando alla stazione un tipo magro, vestito di nero e evidentemente non proprio curato nell'aspetto emette dei suoni in mia direzione, gli faccio capire che non capisco un'acca. Il signore non demorde, e per la prossima ora e mezza me lo trovo alle calcagna che cerca in ogni modo di aiutarmi. Cioè mi fa vedere dove sono i binari, dov'è il bar e dove sono gli schermi con le informazioni dei treni, parlando in polacco ovviamente; essendo una stazione di cinque binari penso di poter affermare che me la sarei cavata benissimo (se non meglio) anche da solo. Fatto sta che mi segue fin sopra il treno, caricando la mia valigia, e si siede al mio posto. Io mi metto di fronte e faccio il sorriso dello straniero che non capisce un cazzo, ma avevo capito benissimo che se non gli davo due monete quello non si schiodava.
Vorrei chiarire bene questo passaggio, perché è stato uno dei momenti da cui più ho imparato durante questo viaggio: per ringraziarlo della disponibilità, pensando che avesse fame e comunque per togliermelo dai piedi io gli avevo offerto qualcosa da mangiare o da bere mentre mi facevo il mio pranzo, ma lui aveva rifiutato facendo una smorfia come a dire che non voleva carità. A quel punto è stato cacciato dalla padrona del bar perché non poteva mettersi ai tavoli senza qualcosa da mangiare, e dopo avermi bofonchiato qualcosa se ne è uscito. Le ultime parole famose: figata! Se n'è andato e non gli ho dovuto dare niente! Purtroppo i miei piani non sono andati esattamente come previsto, e me lo sono visto comparire dal nulla mentre il mio treno stava arrivando in stazione. Dopo avermi guidato fino alla carrozza numero 8 (come se in italia non sapessimo contare), mi carica la valigia. A questo punto si svolge la scena di cui sopra, dove io cado vittima di una grave debolezza. Non avrei mai dovuto dargli quei soldi, l'avrei dovuto cacciare, dal momento che 1) io non gli avevo mai chiesto aiuto; 2) gli avevo offerto da mangiare ma aveva rifiutato; 3) mi aveva rotto i coglioni.Comunque sbagliando si impara...
Sul treno faccio consocenza subito con dei simpaticissimi signori, cioè, con il loro figlio, che parla italiano e va in Italia tutti gli anni con i genitori. Mezz'ora dopo l'uscita dalla stazione di Cracovia il treno si ferma in mezzo alla campagna per venti minuti buoni e ancora degli strani suoni escono dall'altoparlante. Krzysztof (il nome del ragazzo) mi traduce che la locomotiva è rotta. Dopo poco si riparte, ma solo per fermarci ancora alla stazione vicina, in attesa che il treno successivo ci porti in salvo. Problema: il treno successivo si ferma a Varsavia. Rincuoramento: anche il ragazzo è diretto a Danzica. Soluzione del problema: dopo aver trasbordato tutti i passeggeri diretti a Varsavia sul treno arrivato un'ora e mezza dopo (ed esserci subiti le risate bastarde dei passeggeri che così possono continuare il viaggio), restiamo in attesa di un nuovo locomotore che ci porti fino alla tanto agognata meta. Ritardo totale: h 1:45. Motivo: piccolo guasto al locomotore. Cioè, questo è quello che hanno detto all'altoparlante, in realtà quando arriva il controllore si scopre che un uomo si era buttato sotto il treno. Un'ora e quarantacinque di ritardo perché uno scemo non ha il coraggio di tagliarsi le vene, e deve rompere le palle qualcun'altro.
Oltre a leggere Il cammino di Santiago, di Paulo Cohelo, mi intrattengo in simpatiche conversazioni con i polacchi nelle quali sfoggio tutta la mia ignoranza, in particolare in materia di musica italiana. Mi parlano di cantanti dei quali non ho mai sentito prima e cantano canzoni che non conosco e alle quali tuttavia annuisco con grande aria di saccenza. Mi autoconvinco che devo essere orgoglioso di non saperne un cazzo perché vuol dire che ascolto davvero musica indipendente. Mi sento sollevato.
Arrivato finalmente a Danzica faccio l'attesissimo incontro con la famigerata Kasia (sì, è una ragazza, e un pensierino non me lo nega nessuno). Simpatica, mi porta allo studentato e mi dà appuntamento per le 8.30 l'indomani mattina. Mi è già un po' meno simpatica. Mi accompagna in camera: è grande la metà di quella che avevo a Milano e la devo dividere con un tedesco... Notata la mia malcelata smorfia tenta di giustificarsi dicendo che posso spostare i mobili quanto voglio (yeah!) e che al massimo posso prendere un appartamento. Mi lascia solo (il tedesco ancora non è arrivato) e dopo un po' si fa viva con un messaggio: l'appuntamento è posticipato alle 9.30. Mi è molto più simpatica ora...
Insomma... ci sono, e questo mi riempie di niente. Non so che pensare, non so che fare, non so cosa aspettarmi, non so il polacco. Ma domani c'è una festa e sono lontano dai miei e indipendente, e tanto basta! Rock on!!
Dobranoc
Ricordate il "programmino" che avevo fatto alla vigilia della partenza? Beh, è andato tutto bene fino a che non sono arrivato in Polonia. Strano eh?!?
Proverò a ricapitolare uno dei viaggi più interessanti della mia vita.
Arrivato all'aeroporto di Cracovia (del volo non dico nulla, se non che si è svolto tutto normalissimamente) prendo l'autobus per la stazione comunicando a gesti con l'autista. Costo: 7 zloty, cioè 2 euro per un tragitto di mezz'ora almeno. Guardo fuori dal finestrino con lo sguardo di chi è appena arrivato in un paese sonosciuto e ogni cosa che vede o gli ricorda qualcosa del suo paese natale o è totalmente nuova. A un certo punto abbasso lo sguardo, e sul bordo del finestrino c'è un adesivo mezzo strappato; dice “ITA DI EMERGENZA”. Qualcosa di quell'adesivo mi colpisce. Mi guardo intorno. Sembra un normalissimo autobus, troppo normale. Continuo ad osservare l'autobus in cerca di altri indizi, alla fine sui sedili vedo la scritta: “FILA 6”, “FILA 7”... Non ci credo, sono in Polonia su un malandato autobus Italiano! Arrivato alla stazione degli autobus raggiungo a piedi in tre minuti quella ferroviaria, e mi guardo in giro per capire dove comprare il biglietto. Vedo che un paio di chioschi prima dell'ingresso alla stazione vera e propria fungono da biglietteria. Oltre che da venditori di fiori... Cominciano a sorgere i primi dubbi, ma non trovando la biglietteria vera e propria e vedendo che vari polacchi si "servono" lì decido di farlo anch'io. Chiedo in inglese un biglietto per il primo Intercity per Danzica, ma la signora non dà segni. Allora le porgo un pezzetto di carta con scritti i dati del treno e lei, come colpita da un'illuminazione, mi fa il biglietto in due secondi e mi mostra l'importo sul display di una calcolatrice: 99 zloty, cioè 25 euro circa, per attraversare la Polonia.
Entrando alla stazione un tipo magro, vestito di nero e evidentemente non proprio curato nell'aspetto emette dei suoni in mia direzione, gli faccio capire che non capisco un'acca. Il signore non demorde, e per la prossima ora e mezza me lo trovo alle calcagna che cerca in ogni modo di aiutarmi. Cioè mi fa vedere dove sono i binari, dov'è il bar e dove sono gli schermi con le informazioni dei treni, parlando in polacco ovviamente; essendo una stazione di cinque binari penso di poter affermare che me la sarei cavata benissimo (se non meglio) anche da solo. Fatto sta che mi segue fin sopra il treno, caricando la mia valigia, e si siede al mio posto. Io mi metto di fronte e faccio il sorriso dello straniero che non capisce un cazzo, ma avevo capito benissimo che se non gli davo due monete quello non si schiodava.
Vorrei chiarire bene questo passaggio, perché è stato uno dei momenti da cui più ho imparato durante questo viaggio: per ringraziarlo della disponibilità, pensando che avesse fame e comunque per togliermelo dai piedi io gli avevo offerto qualcosa da mangiare o da bere mentre mi facevo il mio pranzo, ma lui aveva rifiutato facendo una smorfia come a dire che non voleva carità. A quel punto è stato cacciato dalla padrona del bar perché non poteva mettersi ai tavoli senza qualcosa da mangiare, e dopo avermi bofonchiato qualcosa se ne è uscito. Le ultime parole famose: figata! Se n'è andato e non gli ho dovuto dare niente! Purtroppo i miei piani non sono andati esattamente come previsto, e me lo sono visto comparire dal nulla mentre il mio treno stava arrivando in stazione. Dopo avermi guidato fino alla carrozza numero 8 (come se in italia non sapessimo contare), mi carica la valigia. A questo punto si svolge la scena di cui sopra, dove io cado vittima di una grave debolezza. Non avrei mai dovuto dargli quei soldi, l'avrei dovuto cacciare, dal momento che 1) io non gli avevo mai chiesto aiuto; 2) gli avevo offerto da mangiare ma aveva rifiutato; 3) mi aveva rotto i coglioni.Comunque sbagliando si impara...
Sul treno faccio consocenza subito con dei simpaticissimi signori, cioè, con il loro figlio, che parla italiano e va in Italia tutti gli anni con i genitori. Mezz'ora dopo l'uscita dalla stazione di Cracovia il treno si ferma in mezzo alla campagna per venti minuti buoni e ancora degli strani suoni escono dall'altoparlante. Krzysztof (il nome del ragazzo) mi traduce che la locomotiva è rotta. Dopo poco si riparte, ma solo per fermarci ancora alla stazione vicina, in attesa che il treno successivo ci porti in salvo. Problema: il treno successivo si ferma a Varsavia. Rincuoramento: anche il ragazzo è diretto a Danzica. Soluzione del problema: dopo aver trasbordato tutti i passeggeri diretti a Varsavia sul treno arrivato un'ora e mezza dopo (ed esserci subiti le risate bastarde dei passeggeri che così possono continuare il viaggio), restiamo in attesa di un nuovo locomotore che ci porti fino alla tanto agognata meta. Ritardo totale: h 1:45. Motivo: piccolo guasto al locomotore. Cioè, questo è quello che hanno detto all'altoparlante, in realtà quando arriva il controllore si scopre che un uomo si era buttato sotto il treno. Un'ora e quarantacinque di ritardo perché uno scemo non ha il coraggio di tagliarsi le vene, e deve rompere le palle qualcun'altro.
Oltre a leggere Il cammino di Santiago, di Paulo Cohelo, mi intrattengo in simpatiche conversazioni con i polacchi nelle quali sfoggio tutta la mia ignoranza, in particolare in materia di musica italiana. Mi parlano di cantanti dei quali non ho mai sentito prima e cantano canzoni che non conosco e alle quali tuttavia annuisco con grande aria di saccenza. Mi autoconvinco che devo essere orgoglioso di non saperne un cazzo perché vuol dire che ascolto davvero musica indipendente. Mi sento sollevato.
Arrivato finalmente a Danzica faccio l'attesissimo incontro con la famigerata Kasia (sì, è una ragazza, e un pensierino non me lo nega nessuno). Simpatica, mi porta allo studentato e mi dà appuntamento per le 8.30 l'indomani mattina. Mi è già un po' meno simpatica. Mi accompagna in camera: è grande la metà di quella che avevo a Milano e la devo dividere con un tedesco... Notata la mia malcelata smorfia tenta di giustificarsi dicendo che posso spostare i mobili quanto voglio (yeah!) e che al massimo posso prendere un appartamento. Mi lascia solo (il tedesco ancora non è arrivato) e dopo un po' si fa viva con un messaggio: l'appuntamento è posticipato alle 9.30. Mi è molto più simpatica ora...
Insomma... ci sono, e questo mi riempie di niente. Non so che pensare, non so che fare, non so cosa aspettarmi, non so il polacco. Ma domani c'è una festa e sono lontano dai miei e indipendente, e tanto basta! Rock on!!
Dobranoc
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